lunedì 16 ottobre 2017

Champions League - Verso Manchester City - Napoli - Qui Napoli

Martedì andrà in scena una delle partite di Champions League più attese da quando la mano di Francesco Totti ha sorteggiato i gironi della maggiore competizione continentale per club.

All'Ethiad Stadium si affronteranno Manchester City e Napoli.

I leader di Premier League affronteranno la squadra guidata da Sarri che comanda la Serie A dopo la vittoria in trasferta di Sabato scorso contro la Roma.

Prima del roboante 7-2 casalingo contro lo Stoke City, Guardiola ha tenuto a ribadire uno dei concetti già espressi in seguito al sorteggio sulla compagine sarriana:


Dall'analisi dell'espressione facciale e del "body language" del tecnico catalano si evince che ciò che Guardiola dichiara è realmente sentito. Pep, alla seconda stagione in capo ai citizens, ha iniziato già da tempo a studiare il dossier Napoli analizzando i match dei partenopei con focus specifici sulla qualità della costruzione del gioco.

L'espressione inglese utilizzata dal tecnico dei citizens è particolare: build up play. Costruzione del gioco.


Chissà che tra le 21.500 visualizzazioni di questo video, dunque, non ci sia proprio quella di Guardiola, intento a scovare le linee guida di costruzione della manovra impartite da Sarri al suo gruppo.



Seppur datato, questo video mette in evidenza la fase di costruzione di gioco che il Napoli attua dal momento della rimessa in campo del pallone. 

Ad 8 dei suoi giocatori non è consentito toccare il pallone più di 2 volte. Gli unici esenti da questo diktat sono Hamsik (che spesso abbonda del terzo tocco) Mertens ed Insigne. Il belga, nuovo finalizzatore della compagine sarriana, dovrà per forza lavorarsi il pallone con più tocchi per far partire la stoccata a rete. Insigne invece, esaltato dall'escalation positiva mostrata soprattutto in questa stagione da parte di Ghoulam, ha il compito di apparecchiare la manovra o aspettando la sovrapposizione dell'algerino o cercando la superiorità numerica attraverso il dribbling del proprio marcatore.

Ma il lavoro dello scugnizzo napoletano, le invenzioni di Marek Hamsik e la finalizzazione di Dries Mertens sono rese possibili proprio dall'imprinting sarriano dato al resto della squadra.

Sarri professa il salto del centrale difensivo in fase di costruzione della manovra. SE l'azione è destinata a passare dai piedi del terzino stante sul lungolinea non ha senso che i due centrali la scambino prima tra di loro concedendo 1 o 2 tempi di gioco all'avversario per scivolare in direzione del terzino. La palla termina nei piedi Ghoulam ed Hysaj direttamente dai piedi di Koulibaly ed Albiol, salvo rare eccezioni rappresentate dall'abbassamento di Insigne che favorisce la discesa di Ghoulam fino al cancello di fuorigioco fissato dalla linea difensiva

Giunta a ridosso della linea laterale, la palla ha fretta di essere scambiata e di terminare in zone più nevralgiche del campo. Il posizionamento della mezzala di riferimento, quello di Hamsik, ed i rispettivi ri-posizionamenti diventano cruciali.

Sarri costruisce triangoli di gioco continui nel lato destro del campo, in cui la chiave del successo è rappresentata dalla velocità di scorrimento del pallone e dal riposizionamento degli uomini al vertice del triangoli, verso mattonelle di terreno non occupate o non copribili da parte degli avversari. 

Jorginho, abbassatosi in precedenza per offrire una soluzione di scarico alla difesa, si va a riposizionare negli spazi lasciati liberi dall'avversario alla ricerca dell'uomo a cui destinare di prima battuta il pallone.

A sinistra invece, la premiata ditta Insigne-Ghoulam ha il compito di inventare triangoli lasciando però all'immaginazione degli interpreti la visione del terzo lato o cateto in grado di mettere Insigne Hamsik o Mertens davanti al portiere avversario.

Il ruolo di Ghoulam in questo caso è molteplice. Suo è il compito di evitare il raddoppio di marcatura del terzino e della mezzala avversaria nei confronti di Insigne. Compito svolto quasi sempre al meglio attraverso un meccanismo di sovrapposizione che tende a tenere lontano quantomeno il terzino avversario. Nelle azioni in cui Insigne preferisce lo scarico orizzontale verso Hamsik, Ghoulam gioca al complementare ad 1 del triangolo sopra citato. Arretra di qualche metro se Insigne va dentro o assume i panni dell'incursore quando Insigne arretra.

A seguire lo svolgimento dell'azione ci sono Mertens e Callejon i cui compiti sono tanto semplici quanto "complicati". Il folletto belga ha il compito di dettare il passaggio ad Insigne Hamsik e Ghoulam. Con il primo si triangola, con il secondo si scatta verso la profondità, con il terzo si cerca il tempo ai centrali per la battuta di testa.

Lo spagnolo in fascia destra invece ha il compito di chiudere l'azione sul secondo palo andando a cercare o un posizionamento in area o la profondità che Insigne è quasi sempre pronto a premiare attraverso sciabolate morbide.

Impedire lo svolgimento della manovra napoletana è tanto semplice dal punto di vista teorico quanto complicato da mettere in atto.

Se per "coprire" la rapida circolazione di palla tra i difensori ed i terzini è sufficiente una maggiore
velocità di scivolamento da parte del pack d'attacco e di centrocampo o un pressing alto della punta volto a spaccare in 2 il campo costringendo il difensore a giocare la palla quasi sempre nella parte più favorevole allo scarico con il piede forte, ciò che serve a centrocampo invece è un ordine tattico ed una capacità di adattamento che solo pochissime altre compagini in Italia ed all'estero sono riuscite a dimostrare.

Occupare gli spazi, chiudere le linee di passaggio, pressare uno scambio e tenere l'uomo fino a che l'avversario in possesso del pallone decida di tornare indietro per riprovare la giocata, per tutti i 90' diventa esercizio assai difficile sul quale il Napoli fa leva quasi sempre riuscendo a creare l'occasione propizia.

Lo stesso contenimento dell'azione tipica targata Insigne-Callejon ha un alto tasso di difficoltà dato dal fatto che il difensore incaricato di tenere lo spagnolo dovrà quasi sempre prendere una decisione tra la marcatura "preventiva" e l'utilizzo della tecnica del fuorigioco. Quest'ultima, in grado si di eliminare una delle armi più utilizzate dal Napoli, non offre però alcun tipo di opposizione se e quando lo spagnolo trova il giusto inserimento rispetto alla linea avversaria, ritrovandosi a tu per tu con il portiere da distanza più che ravvicinata.




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Verso Manchester City - Napoli - Qui Manchester

Quello che a detta di molti addetti ai lavori poteva presentarsi come un match alla pari tra il City di Guardiola ed il Napoli di Sarri, ha assunto contorni diversi man mano che la stagione ha archiviato prestazioni su prestazioni sia domestiche che europee.

Se da un lato troviamo un Napoli a quota 3 punti figli della vittoria contro il Feyenoord e della sconfitta alla prima contro lo Shaktar, dall'altro troviamo un City schiacciasassi, con 6 punti in classifica, 6 reti segnate e 0 incassate.

Rendimento quasi simile a quello domestico che per il momento conta 7 vittorie ed 1 solo pareggio.

Non è la prima volta che la squadra di Manchester, che in estate ha speso circa 200 milioni di pounds raggiungendo l'astronomica quota di 1 miliardo di euro speso in calciomercato negli ultimi 10 anni, ossia dall'entrata nella compagine societaria dell'emiro di Abu Dhabi, parte in quarta. Anche in passato si è assistiti a 4-5-6 vittorie di fila nelle prime giornate di campionato, ma raramente ai punti conquistati corrispondevano prestazioni di assoluta qualità come quelle mostrate quest'anno.

Nell'ultimo 7-2 interno contro lo Stoke c'è tutto il nuovo City di Guardiola.



Le chiavi che stanno facendo saltare il banco della Premier, fino a questo momento rispondono ai nomi di: Kevin de Bruyne, David Silva e Gabriel Jesus.

Il belga è all'apice della sua carriera. Inutile tentare di ingabbiarlo in un qualche giro di parole. La fantasia al servizio di piedi raffinati non può che generare uno degli interpreti di centrocampo più forti al mondo in questo momento.

de Bruyne assiste, de Bruyne inventa, de Bruyne conclude. Chiunque gli giochi di fianco entra in una bolla di creatività calcistica in cui il passaggio non c'è nemmeno bisogno di dettarlo. La palla raggiungerà i piedi più giusti chiedendo di essere appoggiata in rete, con una educazione tipica di una fanciulla di corte.

Se poi di fianco al belga c'è un uomo di nome David e di cognome Silva, ecco che lo yin trova il suo yang, ecco che il incontra la sua luna, ecco che il mistico s'incastra con il blasfemo molto spesso citato dai tifosi avversari a conclusione di una loro azione. 11 assist in 2 nella sola Premier. Pagare un (salato) biglietto vale la pena quando in campo ci sono questi 2 giocatori.

Prima di parlare di Gabriel Jesus è necessario introdurre il fattore-Fernandinho.

Mai prima di quest'anno s'era assistito ad una squadra di Guardiola basata su una sorta di 4141 in grado di diventare 433 negli ultimissimi metri di campo. Ma il tecnico catalano ha saputo dimostrare che a volte il proprio credo calcistico deve farsi da parte per permettere agli interpreti presenti in rosa di giocare e rendere al meglio nei loro ruoli naturali.

L'equilibrio di un sistema che presenta 5 giocatori offensivi (David Silva, de Bruyne, Sterling, Sane e Gabriel Jesus) viaggia tutto sulle spalle del brasiliano al quale però la batteria di incursori dai piedi di fata, ha il compito di semplificare la vita applicando un pressing ai limiti dell'asfissiante.

Il brasiliano è spesso chiamato a togliere le castagne dal fuoco e, volendola dire tutta, in questa stagione non ha ancora avuto occasione di bullare il proprio ruolo per via di avversari quasi sempre in balia più di se stessi che del City.

Ma la chiave che libera i due fantasisti dei citizens è proprio questa. La sicurezza di un uomo dietro adibito a difendere in prima linea contro le ripartenze avversarie concede ai fantasisti di Guardiola di avere occhi solo per la fase offensiva. Un po' come la storia dello smartphone ai ragazzini di giovanissima età. Non gli servirà è vero, ma ai genitori da' una bella botta di sicurezza.

Ma non è tutto. Quella che ad un primo impatto può sembrare una fantastica anarchia calcistica, quest'anno si sta rivelando come una organizzatissima ditta pro-gol. Quel vivere anarchico concesso da Guardiola ai suoi fantasisti o uomini migliori, quest'anno è stata ingabbiato in una suddivisione delle aree di competenza che permette a Silva e de Bruyne di inventare sapendo che di lì c'è tizio che si muove in un certo modo mentre di là ci devo essere io a far gioco complementare.

Il City, in questo modo, ha acquisito una maggiore consapevolezza che si traduce in un numero di occasioni da rete medio, nettamente superiore rispetto a quello delle passate stagioni in cui l'anarchia creava una serie di passaggi in orizzontale poco incisivi con conseguente maggiore semplicità per l'avversario di organizzarsi, scivolare e rimbalzare la compagine guardiolana.

Se poi in capo a tutto ciò hai un attaccante brasiliano che possiamo descrivere con i seguenti numeri: 21 apparizioni, 14 gol a 20 anni e qualche mese, il gioco diventa tutto tremendamente più semplice.

Intendiamoci. Gabriel Jesus è tutt'altro che un attaccante che ha terminato lo svezzamento. Può migliorare ancora nel controllo di palla, nel dribling stretto, nel dialogo con i compagni e nelle idee spalla alla porta. Ma resta una sentenza davanti alla porta avversaria. Velocissimo, imprendibile in campo aperto, intelligente nella profondità, abilissimo nel piazzamento, altrettanto nello smarcamento. Cose che a quell'età fanno del brasiliano forse il miglior acquisto per rapporto qualità prezzo fatto dai citizens in questi anni (32 milioni, fonte Wikipedia).

Fermare il City non è semplice. Sane e Sterling sono incursori dotati di velocità e tecnica pronti a saltare terzini come un portoghese salta la fila alla posta. Le due mezzali sono banche alle quali affidare il pallone. Gabriel Jesus è un attaccante intelligente.

Il "prodotto" City attuale è migliore rispetto a quello Napoli così come sembrano affermare anche le quote dei bookmaker che danno la vittoria dei padroni di casa ad un rateo di probabilità fissato al 62% circa dei casi.

Percentuale sbilanciata secondo alcuni, giusta secondo altri ma assolutamente imprevedibile quando all'atto del sorteggio dei gironi, nessuno era pronto a scommettere che il City sarebbe cresciuto così tanto nell'organizzazione di gioco e che dunque un Napoli quadrato ed organizzato avrebbe tranquillamente potuto dire la propria anche in terra inglese.

Comunque vada e qualunque saranno i valori che le squadre riusciranno a mettere in campo, tra poco più di 24 ore si affronteranno due delle più belle squadre in Europa. La speranza è che il risultato finale non tradisca le attese e che il bel gioco la faccia da padrone.



mercoledì 14 giugno 2017

Inter - Dalle parole di Spalletti alle opzioni di mercato

Nella conferenza stampa di presentazione, Luciano Spalletti è stato molto chiaro. Più di quanto non lo fu Pioli che, va ricordato, fu acclamato da stampa e tifosi proprio per la sua voglia di normalizzare l'ambiente.

Il neo tecnico dell'Inter ha indicato dal punto di vista tattico quello che secondo lui sarà il piano tattico della prossima stagione: il 4231.

Nel tentativo di proporre questo modulo tattico, Pioli incappò in lacune a livello di interpreti non indifferenti. La scelta dei 2 terzini era una scelta quasi sempre dettata dalla logica del meno peggio e nessuno degli interpreti in rosa è mai riuscito a proporre affidabilità e qualità. L'arrivo di Gagliardini fu cruciale in quanto con l'arretramento sulla linea difensiva di Medel, l'Inter si ritrovava con 1 solo elemento di interdizione che di nome fa Geoffrey, di cognome fa Kondogbia ed il soprannome potete sceglierlo voi.

Al 14 di Giugno l'Inter di Spalletti può contare ancora sugli stessi effettivi, anche se il mercato è appena iniziato ed è evidente che in questo momento l'Inter voglia investire del tempo per trovare la quadra tattica su carta, prima di investire i danari necessari per eventuali acquisti.
Ma a questo punto, alla luce delle indicazioni di Spalletti, cosa serve all'Inter?

Difesa: fatto salvo Miranda (e Medel qualora anche per Spalletti il cileno dovesse rivelarsi più adatto a quel ruolo piuttosto che all'interdizione davanti alla linea difensiva) il resto degli effettivi potrebbe venir utile solo per incassare qualche milione o liberare l'Inter da qualche ingaggio.

Parliamoci chiaro: Spalletti è riuscito a riproporre Fazio a livello internazionale quando sembrava che la sua carriera stesse ripercorrendo i passi di un Andrea Ranocchia qualsiasi, e dunque l'idea di rilanciare l'ex capitano nerazzurro potrebbe essere valida, ma al momento forse sarebbe meglio liberarsi dei 5 milioni lordi di ingaggio e chissà, magari incassando qualche milioncino qua e la da qualche suo nuovo estimatore acquisito nella seconda parte di stagione passata nelle fila dell'Hull City.

Murillo, bocciato a più riprese dal campo e dagli allenatori che si sono succeduti sulla panchina nerazzurra nello scorso anno, potrebbe generare la plusvalenza di cui l'Inter ha bisogno e se nelle prossime ore il suo cellulare dovesse squillare, probabilmente capirebbe dalle parole di Sabatini che l'Inter è riuscito a piazzarlo e che dunque è tempo di far le valigie.

I Nagatomo (a cui Spalletti fa riferimento in conferenza stampa, rispondendo ad una giornalista giapponese in maniera molto simpatica), Santon, D'Ambrosio e perfino lo stesso Ansaldi, potrebbero partire se vi fossero richieste.

Dunque l'Inter ha bisogno di almeno 2 centrali difensivi all'altezza che di 2 terzini.

Il nome di Rudiger, appena escluso dalla lista dei possibili partenti dal nuovo ds giallorosso Monchi, rappresentava un jolly tattico non indifferente. La possibilità di poter contare su un giocatore in grado di fare bene il centrale e bene il terzino, apriva le porte alla possibilità di poter improvvisare un modulo diverso dal 4231 (il 352) e ad un risparmio di mercato vista la possibilità di prevederlo come interprete di due ruoli.

Ma tramontato il sogno tedesco, l'Inter potrebbe finire per far spese in Italia (uno su tutti Acerbi, ma anche un De Vrij potrebbe tornar utile) ed in Olanda per quanto riguarda i terzini, dove Karsdop e Willems giocano e nemmeno male, stando ai numeri dell'ultima stagione. Sabatini però potrebbe aver pronto qualche colpo a sorpresa, maturato nei mesi finali dell'ultima stagione sportiva quando rinchiuso in una stanza buia potrebbe aver scoperto il nuovo Marquinhos/Benatia/Manolas etc etc etc.

A Criscito e Darmian consigliamo di tenere il telefono sempre acceso e libero. Le loro stagioni consistenti sia in Russia che con il Manchester United potrebbero essere state notate sia da Sabatini che da Spalletti stesso.

Anche in mediana Spalletti potrebbe chiedere diversi elementi. Sicuramente serve un sostituto di Kondogbia che aumenti il valore tecnico della squadra. Il PSG potrebbe accettare di dar via Krychowiak, magari proprio in cambio del francese che l'Inter non vorrebbe cedere per questioni legate alla minusvalenza quasi certa che il mercato sancirebbe. Il polacco, reduce da una stagione stranissima all'ombra della Torre Eiffel, potrebbe rilanciarsi nel campionato italiano e replicare la stagione fantastica culminata con l'Europa League vinta da suo Siviglia, targato Emery.

Banega invece è uno degli elementi il cui apporto è stato altamente instabile. Tripletta all'Atalanta ma anche sostituzioni a raffica. Gol su punizione e cross pennellati, ma anche palle avvelenate perse malamente. La scorsa settimana è rimbalzata una voce secondo la quale avrebbe trovato l'accordo con un club messicano disposto a versare 15 milioni di dollari nelle casse dell'Inter. E se da centrale della batteria di trequartisti/ali/incursori Spalletti dovesse preferirgli l'Eder gagliardo di fine stagione, potrebbe anche verificarsi l'addio tra l'argentino voluto da Mancini e l'Inter.

Brozovic molto più semplicemente non ha funzionato. Litigi, incostanza tecnica, difficoltà di collocamento a livello tattico e scarsa propensione al restare concentrato sul gioco (evitando gesti plateali ad ogni palla persa) hanno contribuito a determinare la sua inaffidabilità.

Forsberg e Naby Keita rappresentano due elementi in grado di dare qualità ed interdizione e non è detto che il Lipsia sia in grado di poterli trattenere a tutti i costi anche con il sogno chiamato Champions che i tedeschi si apprestano a vivere. In Portogallo poi c'è Danilo Pereira autore di una seconda stagione molto positiva tra le fila del porto che potrebbe sostituire Kondogbia. A patto però che la dirigenza interista sia disposta a pagare un prezzo di cartellino non inferiore ai 30 milioni di euro. Attenti a quel Leander Dendoncker che in questa stagione ha letteralmente oscurato Tielemans all'Anderlecht... di lui ne sentiremo parlare.

A Spalletti spetterebbe poi la scelta di capire come impiegare tatticamente quel Joao Mario schiavo più della valutazione economica di mercato che di una eventuale assenza di mezzi tecnici. Il portoghese ha regalato all'Inter perle ma anche prestazioni da 5 in pagella e non è ancora chiaro quale sia il ruolo che maggiormente esalta le sue capacità tecniche. Esterno di destra? Trequartista? Interno di centrocampo utilizzabile nella variabile tattica del 352?

Avanti la situazione è più "stabile". Sembra infatti che tutto dipenda dalla volontà di Perisic e dalla capacità di aver pronto un suo eventuale sostituto. Se il mercato non dovesse offrire molto, il croato potrebbe restare anche se le parole spese dal suo agente (l'Inter sta facendo di tutto per venderlo) pesano come macigni. Vero è che una figura come la sua è perfetta per il 4231 spallettiano e che dunque l'Inter potrebbe ripartire dalla sua certezza a livello di collocazione tattica.

Icardi e Candreva sembrano inamovibili. Il primo è il capitano neroazzurro, il secondo è arrivato la scorsa stagione e pur non avendo replicato una stagione alla Lazio style si è comunque reso artefice di una serie di prestazioni mediamente sufficienti.

Eder potrebbe rappresentare un ottimo gregario. Un ottimo trequartista avanzato ma anche il sostituto di Icardi, nonchè il gregario che dalla panchina entra per dare qualcosa in più ad un match in corso. Il suo amore per l'Inter è noto e visto il residuo di bilancio è il meno indicato a lasciare l'Inter per questioni economiche. In più, come sottolineato da Spalletti, l'Inter ha bisogno di giocatori dotati di giusto atteggiamento e l'attaccante della Nazionale, con i mondiali alle porte, potrebbe dare al gruppo ciò che il nuovo tecnico chiede.

Gabigol sembra essere destinato al prestito, aprendo lo spazio per un possibile innesto. E sia Berardi che Bernardeschi sembrano profili graditi al popolo interista. Chissà Spalletti e Sabatini che ne pensano.

Insomma l'Inter è in cantiere. Un work in progress importante che il popolo interista è ansioso di poter misurare a metà agosto quando sarà tempo di sfide vere con in palio 3 punti.

Sognare non costa niente.. Voi chi vedreste bene nella nuova Inter di Spalletti?

martedì 13 giugno 2017

Provocazione Napoli - Punta tutto sul campionato

Il Napoli visto in campionato post eliminazione dalla Champions è stato un Napoli spumeggiante, tecnicamente eccellente e capace di far girare la testa a qualunque avversario. Il gap finale ci dice che la differenza con la Juve è stata di soli 5 punti, con una Roma arrivata seconda sul filo di lana con 1 solo punto in più rispetto ai partenopei.

Il lavoro fatto da Sarri, che ha permesso al Napoli di fare per il secondo anno consecutivo il record di punti in campionato e di terminare la stagione con il miglior attacco dell'intera Serie A, è noto a tutti.

Mertens centrovanti in grado di segnare 28 reti e di fornire 9 assist, Insigne, che la scorsa estate veniva invitato da De Laurentiis ad andare al mare invece di chiedere rinnovi contrattuali da 5 milioni netti all'anno, ha chiuso la stagione con 18 reti e 9 assist. Callejon ha dimostrato per l'ennesimo anno di poter conservare una forma fisica perfetta per oltre 50 partite.

Hamsik ha spadroneggiato a centrocampo chiudendo con un bottino di 12 reti e 10 assist. I nuovi innesti in mediana hanno portato a casa una stagione brillante. Diawara, giovanissimo, ha scalzato quasi da subito Allan nelle gerarchie di Sarri. Il barone Zielinski è venuto fuori nella seconda parte del campionato con un bagaglio tecnico e tattico degno di questo Napoli.

Rog, acquistato lo scorso anno per una cifra ballerina attorno ai 20 milioni di euro, ha fornito prestazioni convincenti ed è atteso il prossimo anno ad una conferma supportata da maggiore costanza di rendimento e spazio nelle scelte di Sarri.

Il Milik visto pre-infortunio dava tutta l'idea di essere il centroavanti giusto per il Napoli e soltanto un crociato saltato in Nazionale lo ha privato di un posto da leader in una stagione stellare.

In difesa Koulibaly è maturato moltissimo seppur conservando il suo stile di difesa incline al rischio costante che però, e di questo gliene do atto con una sorta di mea culpa, è riuscito quasi sempre a stoppare i grandi centroavanti ammirati proprio nell'ultima stagione di A. Tonelli e Maksimovic, arrivati la scorsa estate non hanno regalato picchi prestazionali degni di nota, ma vista la moria di difensori centrali, già non aver fatto danni è un bel risultato.

Ciò che al Napoli è mancato, in alcune partite, è stata un po' di fortuna, un portiere e forse una mini variante tattica in grado di modellarsi maggiormente sulle caratteristiche dell'avversario. Obiettivi sui quali Sarri potrà lavorare nel ritiro estivo che inizierà in anticipo rispetto alle altre squadre per via dell'appuntamento critico col preliminare di Champions di fine estate.

Già: la Champions.

E se il Napoli decidesse, per un solo anno, di concentrarsi solo e soltanto sul campionato?

Analizziamo il quadro italiano: la Juventus dopo 6 titoli interni è interamente concentrata sulla coppa dalle grandi orecchie. Gli sforzi più importanti saranno richiesti alla squadra per raggiungere un'altra finale e tentare di invertire il trend degli ultimi decenni nelle finali europee.

Milan e Inter sono in fase di rifondazione, così come la Roma che dovrà trovare la quadra del cerchio con un nuovo Ds, un nuovo allenatore ed un mercato travagliato.

Il quadro interno dunque, vede il solo Napoli tranquillo del fatto suo e capace di poter organizzare un mercato fatto di pochi nomi (1 portiere, 2 terzini e 1 esterno offensivo destro) ma buoni, per puntellare la rosa ed arrivare a disporre di 2 alternative valide in tutti i settori del campo. Le risorse richieste inoltre, potrebbero arrivare da una annata super dal punto di vista finanziario, culminata con un fatturato da oltre 300 milioni di euro, influenzato si dalle partenze di Higuaìn e Gabbiadini, ma replicabile almeno in parte se la banda di Sarri riuscirà ad accedere alla fase a gironi di coppa.

Poi però, visto il cambio di regolamento europeo che garantirà l'accesso diretto ai gironi a ben 4 squadre italiane, Sarri potrebbe spostare il focus sulla competizione interna lanciando la grande sfida ai bianconeri verso uno Scudetto che tutta Napoli vorrebbe conquistare e che Sarri potrebbe garantire come culmine di un triennio fatto di bel gioco, emozioni e grandi traguardi intermedi ma scarno di titoli.

Se poi l'appuntamento con la Champions non dovesse andare in porto per via della solita maledizione-preliminari, allora non ci potrebbero essere dubbi. L'Europa League è in grado di garantire un terzo dei ricavi della Champions a fronte di trasferte possibili ai limiti dell'imbarazzante.

Sollevare la seconda coppa europea potrebbe essere affascinante ma, vista la condizione particolare della prossima stagione, anche un costo sopportabile in cambio di un one shot in campionato.

La scelta di tralasciare le coppe è una scelta controintuitiva, difficile da capire da parte del tifoso ma potrebbe pagare nel lungo periodo.

Se voi foste nella dirigenza del Napoli, che decisione prendereste per la prossima stagione?

domenica 11 giugno 2017

Nazionale italiana: quanto vali?

Il ciclo Conte, terminato poco meno di 12 mesi fa, era abbastanza semplice da leggere. L'Italia era una nazionale priva di picchi tecnici ma guidata da un grande leader tattico in panchina che con l'abnegazione dei suoi giocatori, è riuscita ad arare nazionali come Belgio e Spagna pregne di solisti da urlo, costringendo la Germania ai calci di rigore.

L'Italia di Ventura, che stasera giocherà la sesta partita valevole per le qualificazioni ai mondiali del prossimo anno, faccio ancora fatica ad inquadrarla.

Sulla carta i valori tecnici di questo ciclo dovrebbero essere notevolmente superiori rispetto all'Italia dello scorso anno. Vuoi per una serie di guarigioni, vuoi per l'esplosione di alcuni talenti, quest'anno riusciamo a convocare gente che il pallone lo sa trattare bene.

Se nel reparto difensivo ai soliti senatori si vanno ad aggiungere piacevoli scoperte o ri-scoperte come Caldara, Conti, Darmian ritrovato e titolare nel Manchester di Mourinho che alza la Europa League a Stoccolma, Ferrari del Crotone e Spinazzola, è nella mediana e nella batteria di attaccanti di diverso genere che l'Italia di Ventura sembra parecchio migliore rispetto a quella di Conte.

Marchisio e Pellegrini rappresentano rispettivamente certezza e novità, solidità difensiva e fantasia offensiva, calma ed impeto. Montolivo ristabilito dall'infortunio dovrà dimostrare di poter dare ancora geometrie a questa squadra. Verratti ha lasciato il ritiro promettendo di tornare in forma per gli incontri di Settembre ed al suo posto e la scelta di Ventura di non sostituirlo nelle convocazioni ha tutta la sensazione di essere pura confidenza nel gruppo da parte del ct.

In avanti la scelta è ampia. Insigne viene dalla sua migliore stagione dai tempi del Pescara, inscenata però nel Napoli di Sarri sia in campionato che in Champions League. Andrea Belotti ha timbrato per 19 volte in campionato ed è uno dei talenti maggiormente seguiti dalle big di A e non solo.

Ciro Immobile, arrivato alla Lazio per espressa richiesta di Inzaghi, ha trascinato i biancocelesti alla conquista di una finale di Coppa Italia ed al quinto posto in campionato, segnando a raffica e dimostrando tanta voglia di sacrificarsi per il bene del collettivo.

Stephan El Shaarawy il campo lo ha visto pochino ma nell'ultima parte di stagione è stato fondamentale per la Roma, spingendo in rete diversi palloni pesantissimi e dimostrando una buona condizione atletica.

Bernardeschi Candreva e Gabbiadini hanno avuto un buon periodo di stagione rispettivamente in avvio di campionato, nelle prime 15 partite dell'epoca Pioli e nella seconda parte di stagione in Premier League, dimostrando di avere in canna colpi molto molto importanti.

Per i bookmaker, ad 1 anno dall'inizio della competizione mondiale, l'Italia è accreditata del 5-6% di vittoria contro il 16% della Germania, il 12% di Francia e Argentina ed il 10% di probabilità di successo assegnato a Spagna e Brasile.

Ma mi domando: quest'Italia può davvero competere con le altre big internazionali? Valiamo ancora più della Spagna, nostra diretta rivale nel gironcino di qualificazione? Valiamo ancora quanto la Germania portata ai rigori lo scorso anno?

Non saprei spiegarvi il perchè ma queste sono le domande che rimbalzano nella mia testa al contrario della passata gestione, quando con Conte in panchina, ero certo come altri milioni di italiani che la sua capacità di trasformare bronzo o argento in oro, ci avrebbe fatto ben figurare nella competizione. 

Ventura è un ottimo tecnico. Uno di quelli che il calcio lo conosce e sa insegnarlo all'insegna di una fase offensiva veloce e coordinata ed impianti di gioco molto offensivi. Il suo Pisa affrontò la B con un 424 dichiarato ed il Torino portato in Europa giocava un 352 con tornanti velocissimi sulle ali che si proponevano in maniera costante ad ogni ripartenza. L'Italia vista contro l'Uruguay sembra voler ricalcare il credo calcistico dimostrato da Ventura in passato, ma i dubbi sulla sostenibilità difensiva andrebbero testati da avversari un po' più al completo dell'Uruguay affrontato in settimana.

La partita di stasera non costituirà di certo un test-match per verificare la consistenza di questo gruppo ma , in qualche modo, potrà dare qualche indizio sulla validità della rosa e sulla capacità, qualora dovesse arrivare la goleada (vero obiettivo della serata), di raggiungere obiettivi ben precisi spillati dal tecnico nelle menti dell'11 mandato in campo.

venerdì 2 giugno 2017

Calciomercato - A spasso per l'Europa tra sogni e realtà

La finale di Cardiff ha di fatto sancito la fine della stagione sportiva 2016-17.

I bilanci sportivi delle grandi società europee sono già in mano a stampa e dirigenze. Quelli veri, fatti di ricavi, costi, ammortamenti, utili, disavanzi e quant'altro invece, sono nelle mani dei revisori contabili e presto termineranno sulle scrivanie dei burocrati Uefa.

Nonostante l'inasprimento delle regole finanziarie (aka fair play finanziario), le grandi società sembrano non porsi limiti per la sessione di calciomercato iniziata qualche settimana fa e pronta ad entrare nel vivo.

La parola chiave sulla bocca di coloro che da questa stagione hanno cavato ben poco dal campo, sembra essere PIANIFICAZIONE.

Pianificazione significa concludere il più presto possibile gli affari necessari per allestire una nuova squadra, aprendo i cancelli a partenze ed arrivi.

E così il City di Guardiola ha già liberato diversi armadietti, subito ri-occupati dai nuovi arrivi nelle fila dei citizens. Bernardo Silva ed Ederson sono rispettivamente il nuovo esterno destro di centrocampo ed il nuovo portiere dei blu di Manchester. Con un biglietto di sola andata per Manchester sembra esserci anche Mendy, terzino del Monaco rivelazione. Con il suo arrivo, la campagna del Manchester potrebbe sforare la quota dei 150 milioni di euro spesi prima ancora che si aprano i termini legali per il deposito dei contratti.

Il Milan cinese, seppur per somme meno importanti, pare essere la seconda squadra più attiva sul mercato con gli arrivi di Musacchio e di Kessie, con Rodriguez, Biglia ed un attaccante (Morata?) in procinto di asciugare il budget di mercato stanziato dai nuovi proprietari e promesso in sede di trasferimento quote all'ex presidente Berlusconi ed al popolo milanista. 

Sull'altra sponda dei navigli, il nuovo capo in pectore del mercato neroazzurro Sabatini, è ancora occupato dalla definizione del nuovo tecnico. Sistemata quella pratica (forse si attende una risposta di Conte?) inizierà la burrasca di mercato già annunciata dalla società che quest'anno vorrebbe concretizzare e monettizzare alcune partenze e raggiungere tutti gli obiettivi di mercato in tempo per ripartire con calma e senza ribaltoni di panchina, tecnici inadeguati e rose fatte più dal mercato che da chiare strategie tecniche. Rudiger? Manolas? Di Maria? James Rodriguez? Tutti nomi probabili ma anche no quando a fare il mercato c'è un uomo rissoso e contorto come Sabatini.

Il podio delle deluse dall'ultima stagione si conclude così, ma in giro per l'Europa ci sono altre compagini che grazie a risultati vincenti, potrebbero disporre dell'ok da parte delle proprietà per continuare a spendere cifre importanti sul mercato.

La Juventus pare aver blindato Schick. E dalla Spagna non è arrivato il no secco che i giornali mettevano in bocca ad Iniesta. Dalla Germania rimbalza una voce che coinvolgerebbe Douglas Costa che stretto da Coman e Ribery, potrebbe lasciare Ancelotti per andare a rinforzare i bianconeri in una zona di campo ben coperta da Mandzukic, ma che i bianconeri vorrebbero sistemare con un elemento veloce, tecnico e dunque simile a quel Cuadrado che a destra si è rivelato un valore aggiunto. Lo scorso anno di questi tempi la Juve quasi annunciava Pjanic e Dani Alves, segnale che scudetti o coppe fa poca differenza. A Torino si pianifica nonostante i risultati o forse grazie anche alla serenità che questi apportano.

Il Manchester United di Mourinho ha chiuso la stagione con 2 titoli provenienti da tornei e la supercoppa in match singolo. In campionato lo United ha preso la paga in maniera forse inaspettata dalle parti dell'Old Trafford ma... come si fa a definirlo un fallimento quello di Mourinho se a fine anno ti ritrovi ad aver sollevato 3 trofei? E allora fuoco alle polveri: Perisic? Fabinho? Un terzino? Un trequartista di ruolo? Un altro difensore centrale? Le vie del Mou sono infinite ma al tempo stesso misteriose. Per cui aspettiamoci di tutto.

Il Bayern di Ancelotti, dopo aver vinto la Bundesliga con giusto un filo di gas ed essere andato fuori contro il Real per colpa di qualche torto arbitrale (...al quale Firenze pare abbia goduto) per il primo anno potrebbe trovar chiuso il supermarket Borussia Dortmund, in grado quasi sempre di fornire materiale di qualità alla squadra bavarese. Gotze a parte. A proposito: che fine ha fatto Mario Gotze? Siamo sicuri che segnare il gol decisivo delle finali di competizioni continentali o mondiali non porti poi sfiga? Eder il portoghese pare sia passato nel rullo di chi l'ha visto. Il Bayern dicevamo... Al Bayern serve un vice Robben, un interno di centrocampo di spessore e sicuramente un sostituto di Lahm. Dalla regia ci dicono che Piszczek potrebbe già essere sul taccuino dei bavaresi, rendendo vano il discorso fatto sul supermarket Borussia Dortmund chiuso, fatto 4 righe fa. Vabè fate un po' come vi pare...

Se Conte dovesse restare sulla panchina del Chelsea, con una Champions da giocare, il buon Roman Abramovich siamo sicuri che sarà chiamato a scucire diversi assegni. Perchè ok: Conte te lo avrà anche fatto risuscitare Victor Moses ma davvero vuoi portartelo a spasso come titolare in Champions? Batshuayi, che oltre ad aver segnato il gol decisivo per il campionato, ha soltanto fatto della gran panca, evidentemente non è il sostituto di Diego Costa al quale potrebbero tornare a cantare le sirene cinesi. Poi servono 2 interni di centrocampo, un difensore, forse un terzino. Insomma caro Roman inizia ad ipotecare qualche yacht.

RESTO DEL MONDO

A Parigi funziona così: si fanno solo acquisti e spesso di qualità. Si vince poco, questo è vero, ma finchè c'è denaro c'è speranza. Anche se a dirla tutta sono più i nomi accostati a possibili partenze che quelli legati agli arrivi. Di Maria fa bagnare...le fronti dei tifosi interisti. Lucas pare essere già con una valigia in mano e la querelle Verratti resta, no Verratti non resta, terrà banco anche quest'estate. Ma a Parigi serve un vice Cavani di spessore, ma soprattutto un nuovo centrocampo in grado di evitare figure barbine come quella del Camp Nou. Perchè ok tutto, ma con Rabiot Thiago Motta e Pastore rischi di essere meno costante di un Ljajic in giornata no.

A Roma sponda giallorossi non siamo ancora sicuri che siano finite le lacrime per l'addio di Totti, ma siamo certi che in queste ore i contabili societari siano alla ricerca della solita quadra imposta un po' dalla Uefa, un po' da Pallotta che tirare fuori soldi a babbo morto pare non abbia intenzione nemmeno quest'anno. E così la stampa pare un fuggi fuggi che a confronto l'evacuazione del Titanic sembra un'ordinata sfilata di forze armate. Rudiger, Manolas, Salah, Perotti e Paredes sono obiettivi di infinite società, aprendo così le possibilità ai giallorossi di colmare e finanziare la campagna acquisti potendo scegliere bene quali pedine sacrificare.

Alla Lazio le cose non vanno molto diversamente rispetto ai cugini giallorossi. Una stagione culminata con la finale di Coppa Italia ed un quinto posto in campionato (con la spina staccata ormai da 1 mese) potrebbe chiudersi con la partenza delle pedine più pregiate. Biglia pare essere saltato a bordo del treno Milan. Keita sembra non voglia rinnovare per essere libero di partire nei prossimi mesi o nella prossima stagione. Inzaghi, lui si certo di restare, saprà re-inventarsi la squadra al netto di partenze di questo calibro?

E le spagnole?

Ah già le spagnole. Terminato il periodo di stop di mercato imposto dal TAS anche il Real si fionderà sul mercato per risvegliare quel torpore che sembra essersi impossessato della casella acquisti. Sicchè se in partenza pare esserci Morata, in arrivo c'è di sicuro Vinicius, 16 anni, 46 milioni di euro. Salute. Il mercato portoghese potrebbe regalare ai blancos l'ennesimo colpo con un Danilo Pereira in probabile arrivo. Sirene tedesce inoltre parlano di Aubameyang. Sedetevi comodi perchè qui con 2-3 colpi parte il quarto di miliardo. Minimo.

Il Barcellona invece deve ripartire dall'eliminazione nei quarti di Champions e una Liga assegnata al Real di Ronaldo. Luis Enrique ha lasciato e se non sapranno agire bene sul mercato, il rischio di replicare la stagione fallimentare appena conclusa, potrebbe essere ben più alto di ciò che si pensa. Umtiti è stato forse l'unico acquisto rivelatosi all'altezza. Andre Gomes non ha convinto e dietro al trio delle meraviglie non c'è molto. O meglio non quel che serve per competere su 2 o più fronti. Il mercato di nomi non ne ha ancora fatti ma il Barcellona è fatto così. Mira e spara ed in 24h la squadra è completa. O quasi.

MENSIONE D'ONORE

Merita una mensione d'onore l'Arsenal di Wenger, che a quanto pare resterà per altri 2 anni sulla panchina dei gunners. Anche quest'anno Wenger farà offerte per chiunque, incasserà dei no anche dal bomber del Poggibonsi e finirà per spendere cifre vergognose negli ultimi giorni di mercato per giocatori che ok, bravini, ma mai che si rivelino affidabili su tutto l'arco del campionato. Ad Arsene ed ai 150 milioni di sterline di budget, dedichiamo un sorso del vinello che ha ispirato quest'articolo.

Mettetevi comodi signori: riparte il calciomercato.


martedì 7 febbraio 2017

Il coraggio di crederci, di crederci e di crederci ancora - Claudio Ranieri

Ci vuole coraggio amici miei.

Ci vuole solo coraggio.

Ci vuole coraggio nel crederci quando sei in corsa per la Premier.

Ci vuole coraggio nel non cedere alla pressione di un risultato che questa gente sogna ad occhi aperti.

Ci vuole coraggio nel vincere. Contro tutti e contro tutto.

Ma ci vuole ancora più coraggio nelle ore successive alla vittoria.

Vedete: sarebbe stato facile per me lasciare Leicester da vincitore.

Sarei stato ricordato a vita soltanto per l'annata più incredibile dal punto di vista sportivo di questa terra.

Sarei potuto andar via e lasciare che pochi mesi dopo l'incredibile, questa città e questa squadra ripartisse da giocatori nuovi, da progetti nuovi e da nuove ambizioni. E...in queste ore non faccio che pensare a quanto giusto sarebbe stato.

Ma quando la vita ti insegna ad avere coraggio non puoi agire diversamente.

Non puoi lasciare una squadra che per te ha dato tutto. Non puoi abbandonare dei ragazzi che vogliono vivere il sogno Champions.

Non puoi andar via da questa città che non smette di celebrarti.

Io ho avuto coraggio amici miei. E son rimasto.

Vedete: oggi per me è difficile. E' un momento davvero difficile. Vivo la realtà che era lecito immaginare nei momenti in cui prendevo la decisione di restare.

Siamo in difficoltà di risultati ed i bookmakers, si proprio loro che con me han pianto, non quotano più il mio trionfo ma il mio esonero.

E' in questo momento che vorrei essere abbracciato da una nuova ventata di coraggio.

E' in questo preciso momento che vorrei rivivere quello spirito che lo scorso anno ci ha portato al trionfo.

E' in questo momento che vorrei toccare le corde che ho toccato durante il girone di Champions e che hanno spinto questa squadra verso gli ottavi.

E' in questo momento che avere coraggio fa la differenza.

E' in questo momento che chiedo di farvi coraggio e di credere di nuovo in noi.

Coraggio Leicester.

Coraggio!


Il contenuto di questo articolo è di pura fantasia. 


Per AG90

Marco Pasqua
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