giovedì 9 giugno 2016

Fair Play Finanziario - Viaggio tra le nuove regole del calcio

Estate 2009

L'11 Giugno il Mancester United emette un comunicato con il quale dichiara di aver accettato la proposta di 94 milioni di euro, avanzata dal Real Madrid di Florentino Perez, per Cristiano Ronaldo.

L'intero mondo calcistico resta per giorni senza parole. 94 milioni di euro sono stati spesi da un club di calcio per assicurarsi le prestazioni sportive del Ronaldo portoghese.

I più attempati continuano a convertire la cifra in vecchie lire, ed al netto di un cambio generoso di 1 a 2, "fan 190 miliardi vez". Tutto d'un tratto 150 miliardi versati dallo stesso Real Madrid alla Juventus nel 1999 per assicurasi Zinedine Zidane, diventano passato.

Il Real, però, nel carrello della spesa estiva, carica anche Kakà dal Milan per 65 milioni di euro, Xabi Alonso e Benzema per altri 35 milioni a testa, e Raul Albiol, i cui 15 milioni di costo del cartellino, a confronto incidono come il costo della busta di plastica sulla spesa alimentare settimanale di una famiglia di 6 persone.

La situazione, che per la verità era iniziata a sfuggire di mano prima della campagna acquisti record del Real Madrid ed ancor prima del trasferimento record di Zidane, è ormai sfociata nell'ambito dell'irrealtà.

In poche settimane la UEFA forma una commissione che ha l'obiettivo di scrivere delle regole con le quali la spesa per questioni di mercato torni all'interno della logica umana, dopo aver ampiamente sconfinato e trascinato verso il quasi baratro, ed in alcuni casi baratro senza quasi,  i bilanci delle squadre europee. 

Il lavoro della commissione termina con l'annuncio di un nuovo pacchetto di regole.

Nasce il fair play finanziario che trova in Michel Platini il proprio megafono comunicativo.

E' la svolta epocale del calcio. In quei giorni si creano le basi per l'attenzione finanziaria che oggi giorno si ritaglia un ruolo importante se non chiave nel corso delle vicende sportive di qualunque club europeo.

Già ma in soldoni che cosa prevede questo Fair Play Finanziario?

Nella sua prima stesura Platini pone 3 semplici regole da rispettare su base triennale:
  1. Nessuna presenza di debiti verso altre società affiliate Uefa, dipendenti o autorità
  2. Obbligo di stesura di business plan contenenti future indicazioni finanziarie
  3. Obbligo di pareggio di bilancio. Spendi soltanto ciò che guadagni
Al termine del periodo triennale di monitoraggio, essere colti in fallo su 1 sola delle 3 regole comporta l'esclusione dalle coppe europee. In sede di presentazione viene calcata la mano sulla pena promessa. Nelle intenzioni di Platini c'è la volontà di far passare il messaggio che "qui si fa sul serio".

L'integralismo delle regole, tuttavia, viene messo in discussione da logiche quanto elementari controargomentazioni. La validità di alcune di queste spinge la Uefa a consentire dapprima un deficit pari a 5 milioni di euro annui, senza incorrere in alcuna pena, e poi all'approvazione di altre deroghe che consentiranno fino al 2018 perdite annuali consistenti (nel giro dei 30 milioni di euro annui in media) purchè annualmente ripianate dalla proprietà del club

Fine?


No. Sono gli anni delle compravendite di intere società e quando i nuovi investitori si trovano ad avere a che fare con le regole del FPF, le trattative spesso raggiungono punti di stallo. La stringenza delle nuove regole di fatto impedisce ai nuovi padroni o agli aspiranti nuovi padroni, di immettere liquidità per sanare, ristrutturare o migliorare la situazione. Il primo a tentare di aggirare le norme dopo aver condotto campagne acquisti da 100 milioni di sterline per invertire i risultati sportivi del Manchester City appena acquistato è il neo-presidente Mansur bin Zayd Al Nahyan

Nascono le sponsorizzazioni gonfiate come quella che lega Etihad (la compagnia di bandiera di Abu Dhabi, emirato di provenienza del neo-presidente) al Manchester City sulla base di 50 milioni di sterline all'anno, per 10 anni, che di colpo fanno dei Citizens una delle realtà finanziare calcistiche più importanti dell'intera Europa.


Lo segue a ruota soltanto 2 anni dopo, il presidente qatariota del PSG Nasser Al-Khelaifi che lega Emirates (altra compagnia aerea, ma in questo caso di Dubai) al club parigino per una cifra non nota ma che si aggirerebbe attorno ai 40 milioni di euro all'anno, con durata pluriennale.




La Uefa interviene per limitare queste sponsorship gonfiate e fissa nuove regole:
  1. Le sponsorship di società legate allo stesso proprietario del club non possono superare il 30% dei ricavi e devono essere congrue con il mercato delle sponsorizzazioni. Nel caso in cui non lo siano, la Uefa può rifiutare i bilanci e di conseguenza non rilasciare le eventuali licenze europee necessarie per l'accesso alle Coppe. 
  2. Viene discusso il cosiddetto welcome package con il quale i club rilevati da nuovi proprietari possono sforare la regola della parità tra spese ed incassi, di una cifra che parte da 50 milioni di euro per la prima stagione e scende nell'arco di un triennio.
Con queste integrazioni alle regole principali, il calcio prova a rimettersi in sella.

Quali sono stati i risultati del Fair Play Finanziario ad oggi?

Se da una parte è vero che le società hanno deciso di dare maggiore solidità alle proprie posizioni finanziarie, preferendo gli investimenti in stadi, centri sportivi o beni materiali all'antipodo del bene immateriale per eccellenza ossia il valore del cartellino di un proprio tesserato, è anche vero che a fronte di poche realtà virtuose, in un modo o nell'altro si continua a spendere sempre un po' di più di quanto si incassa.

Perchè? Non c'erano pene severe per questo genere di comportamenti?

Dall'estate 2009 passiamo al Giugno 2015 con un salto degno della migliore puntata di Blu notte di Carlo Lucarelli.

Un avvocato belga il cui nome è Jean-Luis Dupont interroga il tribunale di primo grado di Bruxelles circa la regola spendi soltanto ciò che guadagni. Il Tribunale gli da ragione ed in quelle ore il FPF sembra saltare per aria.

Il giudice decide di inviare la pratica alla Corte di giustizia europea, rilevando la possibilità che il FPF costituisca una privazione delle libertà individuali.

La Uefa annuncia appello ed il welcome package passa da uno stato discussione blanda ad un piano praticamente pronto per essere attuato. In presenza di questa sospensiva inoltre la Uefa decide di ammorbire le pene alle società colte al di fuori dei limiti. Tra le squadre coinvolte rientrano Inter e Roma.

Qual è la situazione delle due società italiane?

Per spazzare via ogni tipo di dubbio, non ci sono rischi concreti che le due società possano non accedere alle licenze Uefa nei prossimi anni. Ad Inter e Roma, la Uefa ha combinato delle multe pari rispettivamente a 20 ed a 6 milioni di euro.

Il pagamento di queste multe è suddiviso in più tranches. Entrambe hanno dovuto pagare una parte della multa subito. Altre tranches sono state vincolate ai bilanci dei prossimi anni e potrebbero non essere pagate se Inter e Roma riusciranno a sottostare a nuovi vincoli fissati dalla Uefa per i rispettivi bilanci.

Per l'Inter la Uefa ha chiesto un deficit massimo di 30 milioni per la stagione 2015-16 ed un deficit annullato (quindi condizione di parità di bilancio) per la prossima stagione. Gli stessi parametri sono stati imposti alla Roma. Non è ancora chiaro invece, cosa è stato richiesto in termini di ampiezza delle rose in quanto nel computo dei giocatori a disposizione possono essere scomputati giovani della primavera o giovani italiani provenienti da vivai (anche di altre squadre).

E' ancora calcio o soltanto finanza con tutte queste regole?

Questa è la domanda delle domande che merita una risposta adeguata.

Spesso si confondono queste regole finanziarie con qualcosa in grado di snaturare il calcio e di privarlo di quella patina di passione tipica degli sport in genere che scalda i cuori e fa vibrare l'anima.

In realtà nulla di tutto questo è fatto per limitare la bellezza del calcio, anzi.

Nel momento in cui il FPF è stato varato le previsioni di breve termine indicavano altissimi rischi che società di blasone europeo se non internazionale, potessero fallire a causa di scellerate gestioni sia finanziarie che sportive. L'aver riportato tutti all'interno del razionale è servito a proteggere quei milioni di tifosi che si sarebbero potuti ritrovare senza squadra del cuore, passione e partite di calcio ogni domenica.

Il FPF è stata una reazione simile a quella degli anticorpi quando il corpo umano viene attaccato da virus o batteri di malattie.

Il calcio europeo ora ha molti più anticorpi rispetto al passato e seppur i fallimenti restino all'ordine del giorno nelle leghe inferiori (questo proprio a causa dell'assenza di logica nella gestione finanziaria e patrimoniale delle società stesse che spendono più di quanto potrebbero permettersi a volte non in cartellini ma in altri ambiti), il calcio sta provando ad arginare questi scenari dandosi sempre più logica e sempre meno irrazionalità di gestione.

Un vero tifoso che spero di aver aiutato nella macro-comprensione del FPF con questo articolo, in cuor suo deve essere contento di tutto ciò.

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