giovedì 7 luglio 2016

Viaggio tra le più belle tifoserie calcistiche del mondo

Aron Gunnarson è il capitano della nazionale islandese. Fino a qualche tempo fa della tradizione calcistica islandese, nessuno pareva interessarsene.

Poi però succede che l'Islanda avanza agli ottavi di Euro 2016 trovando l'Inghilterra. Accade ciò che nessuno pensava che potesse accadere ma che tanti speravano: l'Islanda batte i sudditi di sua maesta e si ritrova a giocare i quarti di finale contro la Francia.

Le braccia al cielo del suo capitano, di colpo, catturano l'attenzione mondiale. Ci si lancia alla ricerca del nome di quella specie di Haka made in Reykjavik. La chiameranno geyser dance, thunder clap, viking dance ma il concetto non cambia: un coro da stadio eseguito dalle migliaia di tifosi islandesi giunti in Francia per supportare la prima storica partecipazione in una competizione continentale, che consiste in un semplice battito di mani al cielo, ad un ritmo sempre più veloce.


La favola dell'Islanda termina con un 5-2 contro la Francia padrona di casa. Ma ad aspettare i reduci di questo Europeo in patria, ci sono decine di migliaia di persone che con l'ultima geyser dance dedicata ai propri campioni, commuove il mondo ed accende i fari sull'Islanda, sui propri beniamini e sul tifo calcistico che perfino in una terra remota può trovare punte di rara bellezza.

Il tifo è qualcosa di inspiegabile. Spesso si sceglie la propria fede calcistica ad un'età in cui prevale ancora l'incoscienza sulla ragione. Ma altrettanto spesso, quel gesto inscosciente diventa l'unica fede dalla quale una persona non riuscirà mai a separarsi. Noi questa bella inscoscienza vogliamo raccontarvela con alcuni momenti di tifo che resteranno impressi nella storia...


E' il 18 Agosto del 2012. Il Rangers di Glasgow che per decadi hanno dominato il calcio scozzese, fanno il loro esordio in terza divisione. La squadra è fallita qualche mese prima per via di un debito di oltre 100 milioni di euro non risanato per tempo. La lega scozzese ha deciso che nonostante la storia, il prestigio ed il nome, la squadra di Glasgow dovrà ripartire dalla terza divisione.

La risposta dei tifosi è un record di presenze per i match interni che fissa ad oltre 40.000 anime, la media dei presenti per i match interni dei blues di Scozia. Nel match contro l'East Stirling che segna l'inizio della risalita verso il top del calcio scozzese, il colpo d'occhio dell'Ibrox Stadium è fantastico. Segnale che una fede resta tale anche in terza categoria e che un cuore marchiato col colore della propria squadra, batterà per sempre. Non sappiamo cosa avranno provato gli avversari dei Rangers, abituati a stadi con qualche centinaio di presenze scarse, a scendere in campo in un ambiente simile..



Restando nelle terre del regno di sua maestà la Regina, non si può non citare un'altra arena in cui la storia di uno stadio combinata con la squadra che vi gioca ed il tifo delle tribune, crea un ambiente che definire magico è poco.

Bill Shankly, tecnico del Liverpool degli anni '70-'80 che dominò il calcio inglese ed internazionale, decise di far apporre una targa nella scalinata che conduce i giocatori al campo. Quella targa recita "This is Anfield".

Steven Gerrard sta scendendo quelle scalette per l'ultima volta. In braccio ha la sua bambina ma una delle mani si libera per toccare per l'ultima volta quella targa. E' il suo addio ai Reds. A pochi passi da quella targa, c'è un intero stadio pronto per il farewell. E se c'è da dire addio al proprio capitano, c'è solo un modo. Sciarpata ed il più bel You Never Walk Alone mai cantato in quelle mura...




Lo chiamano il Muro giallo e la storia ci dice che forse fu quello il luogo dove venne partorita l'idea delle coreografie giganti. Che sia vera o no, la storia del muro giallo del Westfalenstadion è conosciuta in tutto il mondo. E' la curva più popolosa del calcio europeo e forse mondiale e essa provengono, per via della coordianzione di ben 3 gruppi di tifoserie nei nero-gialli di Dortmund, alcune delle coreografie più belle che si siano mai viste in un campo da calcio.




Il muro giallo del Borussia Dortmund però, non si ferma solo al tifo per la propria squadra. E' una vera e propria esperienza di vita a 360 gradi in grado di partorire iniziative come finanziamenti per nuovi asili in grado di migliorare la vita dei residenti di Dortmund, oppure di partorire iniziative a scopo di beneficienza locale ed internazionale, culminate pochi mesi fa con l'invio nelle zone colpite dall'Ebola di diversi container di medicinali.

Esperienze come quelle del muro giallo insegnano che il calcio è in grado di partorire emozioni uniche che vanno, spesso, aldilà della singola occasione.

Organizzarsi per dar voce alla propria fede, aldilà del risultato (ALDILA' DEL RISULTATO, della lega in cui si gioca, dell'occasione speciale, del traguardo tagliato, rende questo sport qualcosa di unico e per il quale val la pena far battere il proprio cuore...


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